Spesso si associa la distribuzione di dividendi alla solidità finanziaria e alla maggiore attenzione delle società alla crescita del valore per gli azionisti, anche se questa correlazione non è sempre veritiera.
Non esiste una correlazione dimostrata tra la crescita del valore di una società e il fatto che essa distribuisca o meno dividendi ai propri azionisti. È un bias mentale che ci porta a pensare il contrario, cioè vedere un’azione aumentare di valore di 5 euro sembra valere meno, psicologicamente, rispetto a ricevere 5 euro in contanti. Anche se si tratta sempre degli stessi 5 euro, quelli in contanti ci danno una soddisfazione maggiore, nonostante il fatto che abbiano un valore inferiore a causa della tassazione.
Il nostro cervello preferisce ricevere soldi liquidi sul conto, piuttosto che vedere il valore di un asset aumentare di pari importo. Probabilmente, questo è legato all’idea che sia meglio avere ‘un uovo oggi’ piuttosto che ‘una gallina domani’, oppure alla sensazione che i soldi sul conto siano ‘reali’, mentre il valore di un’azione sia più incerto e volatile. Razionalmente non ha senso, ma emotivamente per noi conta di più ricevere denaro liquido.
Fama e French hanno elaborato un famoso modello, noto come il modello a cinque fattori, che identifica cinque elementi chiave che dovrebbero influenzare la crescita di un’azione nel lungo termine. In sintesi, questi 5 fattori includono le dimensioni della società (con l’ipotesi che le small cap crescano in media più delle large cap), il rapporto tra il valore contabile e la capitalizzazione, ovvero la differenza tra gli asset e i debiti rispetto al prezzo delle azioni moltiplicato per il numero di azioni disponibili.
I futuri flussi di cassa derivanti da un investimento vengono attualizzati utilizzando un tasso di sconto che equivale al rendimento atteso. Ora, questa spiegazione, pur essendo teoricamente corretta, può sembrare complessa, un po’ come quando si cerca di calcolare le probabilità di stabilire un contatto con gli extraterrestri, utilizzando una serie di valori sempre più restrittivi, come la presenza di stelle con pianeti o di pianeti adatti allo sviluppo della vita.
In termini più semplici, il prezzo di un’azione rappresenta la stima del mercato sui benefici futuri che un investimento potrebbe generare. Il valore attuale di questi benefici futuri viene calcolato con il modello del ‘discounted cash flow’, che utilizza appunto un tasso di sconto per attualizzare il valore futuro in base al rendimento atteso. Ad esempio, se oggi compro un’azione a 100 euro e mi aspetto che tra un anno valga 110, i 100 euro rappresentano il valore attualizzato dei 110 futuri, considerando un tasso di sconto del 10%.
Ma cosa succede quando una società stacca un dividendo? Il termine stesso lo suggerisce: nel momento in cui viene distribuito, ciò che vi arriva in tasca non è altro che una parte del valore della vostra azione in una forma diversa. Il giorno in cui viene staccato il dividendo, il prezzo dell’azione scende generalmente di un valore corrispondente al dividendo distribuito.
Ad esempio, se un’azione vale 100 euro e viene staccato un dividendo di 5 euro, il mio patrimonio non diventa 105 euro. Rimane comunque 100 euro, solo che avrò 95 euro in azioni e 5 euro in contanti.